(…omissis…)
ART. 11.
COMMA 1. Coloro che intendono celebrare il matrimonio davanti a un ministro di culto di una confessione religiosa avente personalità giuridica che ne abbia fatto esplicita richiesta al ministro competente devono specificarlo all’ufficiale dello stato civile all’atto della richiesta della pubblicazione prevista dagli articoli 93 e seguenti del codice civile. Nella richiesta al ministro competente la confessione religiosa specifica, altresì, se preferisce che gli articoli del codice civile riguardanti il matrimonio siano letti durante il rito o al momento delle pubblicazioni.
PRIMO COMMENTO
Il senso dell'articolo (finissimo) è questo: poiché noi legislatori comunisti siamo buoni e rispettosi della Costituzione e Del Codice Civile, non possiamo dimenticare in una proposta di legge l'obbligo costituzionale di rammentare ad una coppia in procinto di sposarsi che esiste in Italia un Codice Civile che tra l'altro ti prescrive anche amenità e regole di secondaria importanza, come la parità di diritti fra uomo e donna.
Siccome poi sempre noi, essendo per l'appunto buoni e gentili con tutti, e soprattutto coi musulmani, sapendo bene che per costoro non è possibile promettere nel contratto di matrimonio di rispettare una legge che non possono rispettare, essendo in contrasto con le loro usanze che prevedono giustamente il predominio dell'uomo sulla donna, noi dunque autorizziamo anche il matrimonio in stile islamico, cioè cancellando la clausola sulla parità dei diritti dal contratto di matrimonio.
Per dare un contentino anche al Codice Civile italiano, comunque, le regole italiane sulla parità dei diritti saranno lette al momento delle pubblicazioni, momento che non comporta alcun impegno e durante il quale gli sposi possono anche mettersi dei tappi nelle orecchie, se lo desiderano.
Ed ora proseguiamo con la lettura del comma 2, così vediamo se ho interpretato bene o male la parte precedente:
COMMA 2. Il ministro di culto, nel celebrare il matrimonio, osserva le disposizioni di cui agli articoli 107 e 108 del codice civile, omettendo la lettura degli articoli del codice civile riguardanti i diritti e i doveri dei coniugi qualora la confessione abbia optato per la lettura al momento delle pubblicazioni.
COMMENTO FINALE
Ops! E' anche meglio di come l'avevo interpretato! Per intanto non sono neppure gli sposi a poter scegliere il testo del rito, ma la loro confessione, cioè la persona che celebrerà il matrimonio.
Ma la cosa divertente è che il comma 2, non solo DA LA POSSIBILITÀ di omettere la lettura del ns. codice civile in materia di parità di diritti, ma prevede addirittura IL DIVIETO DI FARLO se la lettura ha già avuto atto nel contesto delle pubblicazioni.
Evidentemente i prodi e coraggiosi deputati dell'ulivo, hanno una paura del diavolo che in qualche modo ad una donna musulmana, durante il suo matrimonio, possa anche essere solo bisbigliato che ha pure qualche diritto.
E così, le donne che si trovassero sposate con rito musulmano (avente efficacia per il nostro ordinamento), si troverebbero, di fatto, in una situazione ancora più grave (in quanto "legalizzata") di quella che sono costrette a sopportare adesso.
Ed è proprio perchè c'è una differenza sostanziale, che questi bellimbusti han scritto così la legge. Altrimenti perchè farlo?
Durante il rito, l'uomo deve sottoscrivere di accettare le regole che nel rito gli vengono esposte.
Il rito viene pronunciato solennemente, l'uomo ascolta, dice "si", e poi firma il registro. Quindi, se al musulmano viene ricordato NEL RITO, che deve rispettare il codice civile italiano in materia di parità di diritti, il musulmano che non vuole farlo, non può dire "si".
Per fortuna gli vengono in aiuto l'On. Spini ed il resto della combriccola, con questa bella trovata: stralciamo dal matrimonio la formula ove si tutelano i diritti della donna. Troppo impegnativa per i maschi musulmani.
Limitiamoci a leggergli gli articoli del codice quando si presentano per le pubblicazioni.
Durante le pubblicazioni, tu agli sposi puoi anche leggere la Divina Commedia mentre loro si fanno una canna. Non ha nessun valore. Nessun impegno.
La cosa che mi riempie di rabbia è che la legge è fine, cioè finemente subdola, scritta apposta per chi non è in grado di scendere nel "tecnico", e quindi se la può bere come acqua di fonte.
Ed invece bisognerebbe che la tutta la gente sapesse i nomi di coloro che cercano di riportare il nostro paese indietro di 150 anni in materia di parità di diritti fra uomo e donna.
Bisogna che la gente, che TUTTI sappiano chi sono, esattamente CHI SONO gli eroi che si sono messi di buona lena a tradurre in lingua italiana un testo di legge che evidentemente gli è stato predisposto, già ben confezionato, in lingua araba…
quindi SCRIVIAMO A CHIARE LETTERE I LORO NOMI:
On. SPINI
On. AMICI
On. BENZONI
On. CHIAROMONTE
On. CHITI
On. CIALENTE
On. CORDONI
On. CRISCI
On. DATO
On. GIANNI
On. FARINA
On. FEDI
On. FINCATO
On. FRANCI
On. GIULIETTI
On. GRILLINI
On. LEONI
On. MANTINI
On. MARAN
On. MARIANI
On. MARONE
On. NICCHI
On. RUGGHIA
On. SANNA
On. SASSO
On. SPOSETTI
On. TESSITORE
On. ZANOTTI
On. ZUNINO
Grazie a tutti voi. Grazie di cuore.
Enrix.